domenica 10 maggio 2009

“Abbattere” i campanili - Più alleati contro la crisi

Roberta Bassan
Convenzioni, partecipazioni e consorzi sono le aggregazioni più diffuse Ma si auspicano nuove condivisioni per ottimizzare servizi e risorse
Domenica 10 Maggio 2009 pagina 15
Condividere servizi, aumentarne la qualità, non disperdere energie, produrre economie. In una parola: ottimizzare. Qualcosa si fa già, ma si potrebbe fare di più. Il campanile resta sempre il punto d’incontro, segno dell’identità di una comunità, soprattutto se piccola e fuori mano. Ma da più parti si chiedono sempre di più formule che permettano di offrire servizi all’altezza di domande nuove, molte in campo sociale, e a condizioni di efficienza ed efficacia accettabili anche per i municipi più piccoli, che da soli non riescono a far fronte ormai più a nulla potendo disporre di sempre meno introiti. Patto di stabilità e crisi pendono come mannaie affilate. Burocrazia e sovrapposizioni suonano come bestemmie soprattutto di questi tempi. I professionisti chiedono «meno intasamenti» nelle pratiche. La gente chiede qualità, rapidità, puntualità, risparmio. La ricetta risulta sempre più quella di mettere insieme le forze sia che si tratti di sicurezza, che di rifiuti, che di acqua, ma anche di sperimentare la condivisione di sportelli che si occupino in modo congiunto di pratiche edilizie, magari omologando procedure e regolamenti così diversi che tuttora sussistono tra Comuni limitrofi, come pure la condivisione di alcuni servizi cruciali come i lavori pubblici. È emerso che i comuni vicentini hanno attivato, per almeno un servizio, una qualche forma di aggregazione. Il numero di servizi aggregati non è significativo solo nei Comuni di minore dimensione ma anche nei Comuni con maggior numero di abitanti. In particolare nella metà dei Comuni con meno di 5000 abitanti sono presenti da 2 a 5 servizi associati; un terzo dei Comuni, tra mille e diecimila abitanti, ha associato da 6 a 10 servizi diversi; i Comuni sopra i diecimila abitanti, nella metà dei casi, gestiscono più di 10 servizi insieme ad altri comuni. La forma associativa più in voga è la convenzione (25,4%), seguita dalle società in partecipazione (19,4%) e dai Consorzi (16,6%). Tra le forme più stabili e strutturate il 12,3% di Comuni appartiene alle Comunità montane, il 5,1% alle unioni, mentre non c’è alcun caso di fusione. Tra le modalità preferite appaiono le convenzioni: elastiche, con minimi costi in entrata, dove ciascun ente è più libero di aderire o andarsene e il personale rimane nel proprio Comune. Il territorio è stato distinto in sei poli caratterizzati da formazioni di aggregazioni tra i Comuni più piccoli e i Comuni di maggior dimensione all’interno di un’area definita. Si tratta dell’area “Thiene-Schio-Valdagno”, il polo “Bassanese”, il polo “Arzignano-Montecchio Maggiore”, il polo “Noventa Vicentina-Lonigo”, le aggregazioni caratterizzate da Comuni di cui fanno parte anche poli territoriali diversi, i Comuni cosiddetti “apolari” con pochi accordi in una logica di autosufficienza tra cui il capoluogo e la cintura metropolitana.L’indagine evidenzia come la salvaguardia dell’identità organizzativa e politica delle singole realtà territoriali si presenta come condizione imprescindibile per qualsiasi politica che si ponga l’obiettivo di razionalizzare e rendere più efficiente gli enti locali, garantendo standard accettabili anche nei servizi dei Comuni più piccoli. Garantire quindi l’identità, ma combattere l’isolamento cercando attraverso forme già diffuse e altre tutte da sperimentare e costruire la possibilità di percorsi futuri di condivisione.

Nessun commento:

Posta un commento